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lunedì 20 febbraio 2012

Le Scritture dell’India e dell’Indocina


La prima forma di scrittura del subcontinente indiano è attestata in qualche migliaio di iscrizioni su sigilli dell'antichissima civiltà vallinda fiorita nel bacino del fiume Indo nel III e II millennio a.C. Si tratta di una scrittura probabilmente logo-fonetica, che ha finora resistito ai numerosi tentativi di decifrazione.
Dopo un intervallo di più di un millennio compaiono nel III secolo a.C. le prime attestazioni della scrittura che diverrà la capostipite di tutte le scritture antiche e moderne dell'India e dell'Indocina: la brahmi. Si tratta di una scrittura alfabetico-sillabica in cui ogni segno rappresenta una consonante accompagnata dalla vocale implicita 'a'. Tutte le scritture indiane moderne si basano sullo stesso principio.
La lingua delle prime iscrizioni brahmi è una varietà di pracrito, un dialetto medio-indiano del ceppo indoario della famiglia indoeuropea il cui esponente più illustre è il sanscrito, la grande lingua classica dell'India antica. L'origine della brahmi è tuttora controversa: l'ipotesi più diffusa la riconduce a scritture del gruppo semitico settentrionale (fenicio o aramaico) penetrate in India nel V secolo a.C., ma non mancano tentativi di riconnetterla a sviluppi autoctoni della scrittura vallinda. Anche nell'ipotesi di un'origine dal gruppo semitico, si è comunque evoluta in maniera originale, adattando l'originario alfabeto semitico sprovvisto di vocali alle esigenze della rappresentazione delle radici indoeuropee e producendo un alfabeto di circa cinquanta segni principali, organizzato secondo uno schema rigorosamente fonetico, capace di rappresentare i fonemi del sanscrito in maniera perfettamente adeguata e priva di ambiguità.
Nel corso della sua evoluzione, la brahmi ha dato successivamente origine a due rami principali. Dal ramo settentrionale derivano tutte le scritture utilizzate per le lingue antiche e moderne di ceppo indoario dell'India settentrionale: in particolare, la scrittura devanagar¹ ("la scrittura cittadina degli dei") utilizzata generalmente per il sanscrito oltre che per la hindi, la lingua ufficiale dell'Unione Indiana. Dal ramo meridionale derivano tutte le scritture utilizzate per le lingue antiche e moderne di ceppo dravidico (non indoeuropeo) dell'India meridionale e per la lingua indoaria di Sri Lanka: in particolare, la scrittura grantha, utilizzata (ormai raramente) per il sanscrito e soprattutto (in una sua variante) per il tamil, la lingua classica
dell'India dravidica.

Da una variante di devanagar si è originata anche la scrittura tibetana (introdotta intorno al VII secolo d.C. per influsso del buddhismo indiano). Da una variante di grantha deriva invece la scrittura khmer della Cambogia (VI-VII secolo d.C.), che ha dato origine a sua volta alla scrittura burmese (XII secolo), thai (XIII secolo) e lao (XIV secolo).

Per effetto della dominazione islamica, un piccolo numero di lingue del subcontinente indiano, tra cui la lingua urdu parlata in Pakistan, fa inoltre uso dell'alfabeto arabo-persiano opportunamente adattato.
eP

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